giovedì 27 ottobre 2011

Biscotti al cioccolato e nutella




Se io potessi tutti i pomeriggi mi concederei una bella pausa con tè e biscottini, anche se in realtà a me il tè non piace molto, ma è l’idea che mi fa sentire bene, la vedo come una coccola a me stessa che comunque non mi faccio mai. Ho voluto sperimentare dei biscotti al cioccolato, una ricetta trovata in rete un po’ di tempo fa e messa da parte con l’intenzione di volerla provare (in realtà se dovessi provare tutte le ricette che ho messo da parte dovrei fare una full immersion in cucina di circa 2 mesi!).
 La scelta è caduta su questi biscotti nella speranza di farli mangiare anche a quei due nanetti che mi circolano dentro casa e che io molto amichevolmente chiamo gli “inappetenti”. Tutti i bambini adorano il cioccolato ma i miei figli mangiano, quando sono affamati, le quantità di cibo che mangerebbe un passerotto neonato e hanno dei gusti che a volte mi lasciano sbalordita. Quello di 9 anni (che pesa 25 chili) va pazzo per le gallette di riso e i cracker di mais e ruba alla zia il pane azzimo (o come dice la piccola “azino”) perché dice che è una delle cose più buone che abbia mai mangiato. Lui, che non ha problemi di linea e vi assicuro neanche di metabolismo, non mangia dolci (a parte la nutella…ma quella è un caso a parte!).  Mi sono spesso chiesta se questa fosse una punizione divina, una sorta di penitenza per espiare la grave colpa di essere ossessionata dalla cucina, ma alla fine mi sono rassegnata e per loro cucino solamente quello che sicuramente so che mangeranno.
Il loro giudizio su questi biscotti è stato il seguente : il grande mi ha detto che erano buoni ma dall’espressione del suo viso ho capito che lo ha fatto solo ed esclusivamente perché altrimenti sapeva che ci sarei rimasta male; la piccola ha dato un morso e poi  ha lasciato il biscotto sul tavolo dicendo che non gli piaceva.
Fortunatamente vi ho esposto prima i loro gusti in fatto di cibo e quindi avrete capito che questi biscotti meritano di essere provati.

Ingredienti per circa 25-30 biscotti

farina 120 g
cacao 50 g
1 cucchiaino di sale
burro ammorbidito 110 g
zucchero 130 g
1 tuorlo
1 cucchiaio panna fresca (va bene anche il latte)

per guarnire:
Nutella

In una ciotola montare con le fruste elettriche il burro con lo zucchero finché non diventa spumoso (potete anche farlo con il robot da cucina, basta che ci sia l’accessorio frusta). In un’altra ciotola mettete gli ingredienti secchi  (la farina, il cacao e il sale) e mescolateli. Quando il composto di burro e zucchero è pronto, aggiungere il tuorlo e la panna continuando a mescolare fino a quando non sono ben amalgamati. A questo punto aggiungere gli ingredienti secchi e passate a impastare con le mani. La consistenza deve diventare come quella della pasta frolla, non preoccupatevi se all’inizio il composto è sbricioloso, lavorandolo si compatterà. Formate con il composto delle palline del peso di circa 15 grammi, rotolatele nello zucchero e poi posizionatele su una teglia foderata con carta da forno. Appiattite le palline con le mani e praticate al centro di ognuna di esse una rientranza con il manico di un cucchiaio di legno (o anche con qualcosa di più grosso), facendo attenzione però a non forare il biscotto. Infornate a 180° per 10-12 minuti (non di più perché devono venire morbidi!). Se ce ne è bisogno appena li sfornate aggiustate le rientranze di quei biscotti che un po’ l’hanno persa.
Lasciateli raffreddare e poi, con l’aiuto di 2 cucchiaini, mettete un po’ di nutella nell’incavo che avete formato.
Questi biscotti secondo me sono più buoni se mangiati il giorno dopo, comunque si conservano in una scatola di latta 4 o 5 giorni…..se ci arrivano!


Con questa ricetta partecipo al contest dell' Ora del tea




venerdì 21 ottobre 2011

Il Pane in cassetta con il metodo tang zhong






La prima volta che ho letto del metodo Tang  Zhong è stato su uno di quei siti americani in cui io mi incaponisco a navigare anche se non riuscirò mai ad adattare le loro ricette alle nostre. Per quanto  mi riguarda le loro misurazioni (tazze, once, tablespoon…) non hanno nulla a che fare con qualcosa di scientifico. Il passaggio ai grammi rappresenta una delle cose più arbitrarie che io abbia mai conosciuto. Non ho ancora trovato una tabella di conversione che mi dica SICURAMENTE quanti cavoli di grammi è una tazza, o meglio l’ho anche trovata ma poi devi sapere che tazza è : tazza di farina, tazza d’acqua, tazza di zucchero, tazza di olio….e se l’ingrediente che serve non è nell’elenco? Continuerò comunque a navigare nei loro siti perché fanno delle cose eccezionali e comunque si possono sempre sfruttare le idee con ricette nostrane.
Questo è stato proprio il caso del “Tang Zhong”. Leggo su un sito americano di questo metodo orientale che permette di mantenere il pane e i dolci morbidi a lungo senza conservanti e senza congelarli. Neanche a dirlo la ricetta era in tazze e tbsp. Non mi perdo d’animo e cerco con google le dosi in grammi e così facendo mi appare una splendida ricetta del pane per toast, si il pane in cassetta, quello che i miei figli divorano ogni mattina spalmato con nutella, quello che vogliono per i toast della domenica sera, quello che la più piccola adora tostato con la marmellata di fragole e quello che riporta purtroppo sulla confezione un elenco di ingredienti che io ho paura a leggere perché so che altrimenti non avrei più il coraggio di comprarlo.
Avevo già provato in passato a fare il pane in cassetta, ma per quanto i miei figli lo divorino ero stata costretta ad un certo punto a tagliarlo a fette e a surgelarlo. I miei figli sono quanto di più lunatico esista sulla faccia della terra e con loro vale sempre e comunque la legge del contrario: se tu la mattina gli scongeli il pane in cassetta stai sicuro che non lo vorranno, ma se tu non glielo scongeli  stai pur certa che questo diventerà la causa principale della loro infelicità proprio quando tu stai lottando contro il tempo per uscire da casa, portare loro a scuola e arrivare a timbrare il cartellino ad un’ora decente.
Con questo pane devo dire che ho risolto alla grande: lo faccio e rimane lì morbido e buono anche una settimana. Sinceramente non ricordo dove ho preso la ricetta, né se il sito alla fine era italiano o americano comunque io la ricetta la metto ma sappiate che non è mia:

Ingredienti Tang Zhong:
40 g di farina
200 g di acqua

Ingredienti pane:
200 g farina manitoba
300 g farina "00"
200 ml di latte
150 g di  tang zhong
50 g di burro
2 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di sale
4 g di lievito di birra

La prima cosa da fare è preparare il tang zhong. Io metto la farina in un pentolino e aggiungo i 200 g di acqua (possibilmente calda del rubinetto così fate prima) molto piano in modo che mescolando non si formino grumi. Lo metto poi sul fuoco e mescolo fino a quando non diventa una cremoso e lucido, tipo besciamella ma con la densità di una crema.
A questo punto si può procedere ad impastare il pane. Ci sono due vie: l’impasto con la macchina del pane oppure quello con l’impastatrice. Cioè questi sono i due metodi che uso io ma in realtà ce n’è anche un terzo (l’impasto a mano), ma chi si avventura in questo deve essere per forza già pratica e quindi non ha bisogno che gli spieghi come fare.
Per chi ha l’impastatrice io consiglio di mettere tutti gli ingredienti meno il burro e fare  andare finchè non si amalgamano e iniziano ad assumere le sembianze di  una pasta di pane. A questo punto aggiungo il burro a piccoli pezzettini, aspettando che il pezzo sia amalgamato prima di aggiungere l’altro. Quando il burro è finito lascio andare ancora un po’ la macchina (circa 5 minuti) e poi stacco la ciotola e la copro per la prima lievitazione che è di 1 ora.
Con la macchina del pane invece metto tutti gli ingredienti dentro e avvio il programma impasto. In realtà si possono seguire le stesse istruzioni dell’impastatrice ma io di solito uso la macchina del pane perché mi da la possibilità di programmarla. Io ci metto gli ingredienti e la programmo la mattina prima di uscire impostandogli l’ora in cui rientro a casa (all’incirca, tanto anche se lievita un po’ di più mica gli fa male…ne ha talmente poco di lievito!!!) in modo che in questo modo io mi trovo già la pasta che ha lievitato per quell’ora che gli ci vuole per la prima lievitazione.
Qualsiasi metodo abbiate usato a questo punto imburrate uno stampo da plum cake, prendete la pasta lievitate e mettetela su una superficie leggermente infarinata, stendetela in un rettangolo che abbia il lato più corto della stessa lunghezza dello stampo che userete e poi arrotolatela stretta proprio dalla parte di questo lato. Posizionate il rotolo nello stampo e fate lievitare fino al raggiungimento del bordo. Il tempo purtroppo è molto variabile, dipende dalla temperatura della stanza e dalla grandezza dello stampo. In estate e in uno stampo classico ci vorrà all’incirca un’ora e mezza, stessa cosa d’inverno se lo mettete nel forno spento ma con la luce accesa. In inverno con uno stampo un po’ più lungo (che a volte io preferico perché vengono fette meno alte e più a misura di bambino…o per lo meno dei miei inappetenti!) ci ho impiegato anche 2 ore e mezza.
Comunque quando l’impasto è arrivato al bordo infornatelo a 220°C per 30 minuti poi sfornatelo, pennellatelo con un po’ di olio di oliva, sformatelo subito dallo stampo e mettetelo a raffreddare su una gratella (deve prendere aria anche sotto per questo ci vuole la gratella altrimenti rimane troppo umido ed è difficile tagliarlo). Una volta freddo chiudetelo bene in una busta di plastica trasparente (quelle per il freezer) e conservatelo così anche per 7 giorni, ogni volta che lo tagliate poi rimettetelo subito nella busta e vi assicuro che si conserveràè morbido come quello comprato.
Spero di essere stata chiara e dettagliata baci a tutti (ma c’è qualcuno che mi legge????) e al prossimo post.

P.s. Scusate per le foto, lo so che non sono un granchè ma prometto di migliorare





mercoledì 19 ottobre 2011

Eccomi qua.....

...finalmente l'ho fatto!!!!! Ci ho pensato tanto e mi mancava il coraggio, ma stamattina di getto e senza prendere fiato l'ho creato: il mio blog!
Il nome me l'ha suggerito mia figlia perchè una volta vedendomi impegnata in uno dei soliti rinfreschi della mia adorata pasta madre mi ha detto : "Mamma quand'è che mi fai una pasta figlia". Lei vive la pasta madre come un tradimento, un qualcosa che comunque mi distrae da quello che dovrebbe essere l'unico pensiero di ogni secondo della mia vita: i miei due figli. Lei, dall'alto dei suoi 4 anni, proprio non accetta che una pasta si possa chiamare "madre", dev'essere per forza "figlia", visto che io l'accudisco così tanto!
Non so bene di cosa tratterà questo blog (anche se ho idea che poi si parlerà principalmente di cucina, che è la mia passione), nè tantomeno quando avrò tempo di curarlo, nè come farò a curarlo visto che già da quando l'ho aperto ho avuto serie difficoltà a ritrovarlo per scrivere questo post.......comunque oramai è fatta, "alea iacta est" e chi mi ama mi segua!